LAST TRAIN HOME

http://www.youtube.com/watch?v=YC7H9p8v08M

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E’ il documentario che ha vinto l’anno scorso: il padre che va a lavorare in fabbrica con la madre per mettere via i soldi e sacrifica una vita per far studiare i figli non vedendoli per tutto l’anno, si trova la figlia abbandonare gli studi e seguirlo in fabbrica. deluso quando torna a casa a salutare l’altro figlio piu’ piccolo (da qui il titolo del film, i treni che trasportano tutti i lavoratori del tessile dalla regione del Sichuan ai villaggi delle varie provincie per la festa del nuovo anno, nel fenomeno di migrazione di massa piu’ grande del mondo) gli si raccomanda di studiare sempre. E’ in questo momento che la figlia lo manda affanculo scatenando l’esplosione del padre che inizia a picchiarla. La scena si ripetera’ tre volte, le volte che la figlia ripetera’ la parola “fuck” davanti al padre e durante la seconda zuffa la ragazza si rivolgera’ verso la camera e ti chiedera’: “vuoi filmare chi sono veramente? questa sono io realmente. cos’altro vuoi?”. Questa forse e’ la realta’ che Lixin Fan il regista vuole farci conoscere. ma quanto e’ costata a quella ragazza e quanto ci potra’ fatturare al nostro senso di colpa?

MY KIDNAPPER

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La storia e’ vera, il doc pare lost.. non la storia.. ho appena detto che e’ vera… lo stile.
Nel 2003 mark handerson viene rapito nella foresta della Sierra Nevada dall’ELN assieme ad altre 7 persone per 101 giorni. Dopo alcuni mesi riceve una email dal suo rapitore, Antonio e comincia una corrispondenza segreta con lui. 7 anni piu’ tardi 4 di loro decidono di tornare nel luogo del loro rapimento e confrontarsi con i militanti dell’ELN che li hanno trattenuti. Nei luoghi reincontrano le persone che li detenevano e scoporno la storia dalla parte opposta. C’e’ molto dell’autore, che e’ il protagonista, il rapito. e vorrei ben vedere. Ma c’e’ anche molto del punto di vista dell’ELN. Tra i 4 i due piu’ propensi a comprendere non erano gli israeliani che dovrebbero chedere un sacco di comprensione per i propri atteggiamenti, ma perquanto si e’ sempre comprensivi e dalla parte delle lotte e dei movimenti sociali che lottano per i diritti dei popoli, non so quanto potrebbe essere facile tornare dai propri rapitori.

BUDRUS (2010)


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Julia Bacha in questo documentario segue principalmente attraverso la figura di Ayed Morrar la comunita’ palestinese di Budrus coinvolta in una lotta non violenta contro l’esercito israeliano per difendere i propri territori dalla distruzione, soprattutto di 3000 ulivi fondamentali per la sopravvivenza economica. La lotta coinvolge i membri sia di Hamas che di Al Fatah ed in seguito ancheĀ  alcuni attivisti israeliani. La lotta non violenta si presenta con tutte le forme note: presidi nterminabili, prima le donne avanti che si dimostreranno tenaci e determinate, strategie di accerchiamento delle truppe dell’esercito… Il punto di rottura ad un certo punto arriva: ai soldati e’ stato infatti ordinato di portare a termine il loro compito, cosi’ quando non fanno piu’ passare una manifestazione la situazione degenera immediatamente e dopo una serie di violenze su persone, seguono alcuni lanci di pietre, i soldati sparano si portano via un abitante del villaggio e qualcosa bisogna fare per risollevare la situazione.
Alla fine il pragmatismo a Budrus guidera’ al successo questo movimento sociale.
E’ interessante sapere quanto possono avere influito la costante presenza delle telecamere difronte all’esercito israeliano dal momento che hanno sempre lasciato riprendere. Impressionante il razzismo di alcune scene in cui attivisti israeliani manifestano davanti ai palestinesi e i soldati cercano di colpire i palestinesi cercando di schivare i propri connazionali dichiarandolo: “levati, non posso colpirti, devo colpire lui (il palestinese uomo o donna che sia, agitando il manganello con una rabbia isterica nell’aria).
INTERVISTA