DONOR UNKNOW

sito ufficiale

JoEllen Marsh appartiene a quella prima generazione di persone figlie di un seme donato da uno sconosciuto, come indica il titolo di questo doc, ed e’ abbastanza grande (20) per volerlo conoscere: di lui sua mamma sa dargli solo alcune foto, una scheda con delle carateristiche fisiche e psicologiche per cui lo scelse e un numero di serie che, inserito dalla figlia in un sito banca dati, le permette di trovare una sua sorellastra a New York. Nel documentario intanto ci viene rivelato il pezzo forte, il padre: Jeffrey un hippie che vive in un camper in un parcheggio a venice beach in californa, con due cani, un piccione, ama la natura, gli animali. Per campare ha fato anceh il donatore di sperma, visto che qualche soldo lo tirava su e la sua scheda tecnica era molto gettonata tra le coppie omosessuali. Perche’ mentre le due sorellastre si riconoscono simili nelle sopracciglia, nell’amare gli animali e altre cose, prima di arrivare da papa’, scoprono di avere per gli Stati Uniti ben altri 10 fratelli,. In tre arriveranno anche da Jeffrey alla fine. Non tutti i familiari hanno lasciato filmare i figli o sono stati propensi a far conoscere i vari “fratelli” ma non e’ un caso isolato: e’ facile per molti figli nati con l’inseminazione artificiale avere diversi fratellastri in giro e non saperlo. meno comune un padre come Jeffrey.

BUDRUS (2010)


sito ufficiale

Julia Bacha in questo documentario segue principalmente attraverso la figura di Ayed Morrar la comunita’ palestinese di Budrus coinvolta in una lotta non violenta contro l’esercito israeliano per difendere i propri territori dalla distruzione, soprattutto di 3000 ulivi fondamentali per la sopravvivenza economica. La lotta coinvolge i membri sia di Hamas che di Al Fatah ed in seguito ancheĀ  alcuni attivisti israeliani. La lotta non violenta si presenta con tutte le forme note: presidi nterminabili, prima le donne avanti che si dimostreranno tenaci e determinate, strategie di accerchiamento delle truppe dell’esercito… Il punto di rottura ad un certo punto arriva: ai soldati e’ stato infatti ordinato di portare a termine il loro compito, cosi’ quando non fanno piu’ passare una manifestazione la situazione degenera immediatamente e dopo una serie di violenze su persone, seguono alcuni lanci di pietre, i soldati sparano si portano via un abitante del villaggio e qualcosa bisogna fare per risollevare la situazione.
Alla fine il pragmatismo a Budrus guidera’ al successo questo movimento sociale.
E’ interessante sapere quanto possono avere influito la costante presenza delle telecamere difronte all’esercito israeliano dal momento che hanno sempre lasciato riprendere. Impressionante il razzismo di alcune scene in cui attivisti israeliani manifestano davanti ai palestinesi e i soldati cercano di colpire i palestinesi cercando di schivare i propri connazionali dichiarandolo: “levati, non posso colpirti, devo colpire lui (il palestinese uomo o donna che sia, agitando il manganello con una rabbia isterica nell’aria).
INTERVISTA